Ius vacui

di Salvatore Fiorentino © 2021

Enrico Letta. E avremmo detto tutto, non ci sarebbe altro da aggiungere, se non per il fatto che siamo di fronte ad un vuoto incolmabile, che sfida le leggi della natura (horror vacui). Ed è un vuoto di politica, di visione, e conseguentemente di idee, di programmi, di azioni. Ma chi è costui? Il neo-segretario del Partito Democratico, quello che dovrebbe rappresentare l’elettorato di sinistra (centro-sinistra, con trattino o senza, nella peggiore delle ipotesi). Ma che dalle successive metamorfosi in peius (Pds, Ds, PD) sembra ancora scontare il complesso di inferiorità di essere l’erede del fu PCI, peraltro il più “occidentale” dei partiti comunisti al mondo, difatti prescelto dai poteri Atlantici, una volta sotterrate in fretta e furia la falce e il martello, quale designato per governare la “seconda repubblica”, non foss’altro per la sua costitutiva disponibilità al compromesso con banche e finanza.

Dopo il tentativo della sterzata a destra, con Matteo Renzi, il Partito Democratico ha vissuto una crisi di panico più che di identità. Quella che scaturiva dal fondato timore di scomparire dalla scena politica, per manifesta inconcludenza, irrilevanza, disidentità, sradicamento dai territori d’elezione cosi come dalle fasce sociali di riferimento. Che, tradite, gli voltavano le spalle, a tutto vantaggio di formazioni posizionate agli antipodi, quali Lega e Fratelli d’Italia. Ma cosa si pretende dagli operai che si vedono trattati come pacchi da imballare e spedire verso destini incogniti, dai pensionati minimi che devono accettare di perire per non potersi pagare le cure mediche prenotate a data da destinarsi? E cosa si pretende dagli abitanti delle sterminate periferie d’Italia, dove mancano i più elementari servizi essenziali per una comunità che voglia dirsi civile e non degna di un Terzo Mondo in patria?

E di fronte a questa immensa sofferenza delle fasce deboli che dovrebbe rappresentare, cosa fa Enrico Letta, il segretario del Partito Democratico, la principale forza politica del centrosinistra che governa il Paese? Svia dolosamente l’attenzione su un tema politico “identitario” (ma che vuol dire?), sull’annosa e fumosa questione dello “ius soli“, ma solo per parlarne, per tentare disperatamente di riempire quel vuoto incolmabile di visione politica, solamente utile alla distrazione di massa di quel popolo che si aspetta azioni risolutive per i temi davvero fondamentali (non foss’altro che lo dice la Costituzione, all’articolo primo) quali quello del lavoro, in primis. Ebbene, cosa c’entra il diritto di cittadinanza riconosciuto a chi nasce nel territorio nazionale con il tema, molto più complesso e irrisolto anche per colpa dei “democratici”, della tutela e dell’accoglienza per i rifugiati?

Si tratta, evidentemente, di due questioni distinte, che vengono strumentalmente confuse da un partito (e dal suo segretario espressione del vuoto politico assoluto) che spera, essendo strutturalmente e storicamente minoritario in Italia, di allargare in modo artificioso il proprio bacino elettorale. Ma così non sarà, così come è vero che gli operai e le fasce deboli non votano più PD ma Lega e FdI, che si contendono la leadership nei sondaggi. Per il PD votano ormai quei conservatori che sono troppo vigliacchi per lottare e troppo grassi per scappare (solo per citare lo scrittore, anarchico e socialista, Elbert Green Hubbard), ossia quel coacervo che è in gran parte costituito da radical e liberal chic, dagli pseudo intellettuali dai cachet milionari che sanno solo servire il potere sempre a caccia di ricompense per il loro ego smisurato invece di metterlo alla berlina e calzargli il guinzaglio.

Ma se basta “l’incompetente” sindaca Raggi per dire, con parole candide che sembrano quelle di Biancaneve, che la questione dello “ius soli” deve essere affrontata a livello comunitario se si vuole veramente trovare una soluzione, mentre la questione che è al momento urgente e indifferibile è quella del lavoro a prescindere dalla cittadinanza di ciascuno, a cosa serve un segretario di un Partito Democratico che si perde in chiacchere? Eppure nel governo dei “migliori”, presieduto da un banchiere spietato che assomiglia ad una creatura aliena senza cuore né anima, il ministro del lavoro non è forse espressione dello stesso Partito Democratico? Sarà un caso, ma da quando si è insediato il ministro del lavoro “democratico” si sono spalancate le porte dei licenziamenti di massa, perché è questo che il capitale, Confindustria, ha preteso ed ottenuto dalla politica. Che ora si presenta al popolo col regalo dello “ius soli“.

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