Spaghetti d’Italia (pt. 2)

di Salvatore Fiorentino © 2022

Scriveva Stendhal ne “Il rosso e il nero”: “[…] Un romanzo è uno specchio che passa per una via maestra e ora riflette al vostro occhio l’azzurro dei cieli ora il fango dei pantani. E l’uomo che porta lo specchio nella sua gerla sarà da voi accusato di essere immorale! Lo specchio mostra il fango e voi accusate lo specchio! […]”. Sicché occorre ancora portare quello stesso specchio per mostrare chi sono oggi i “fascisti”: lo sono coloro che attivamente (i votanti) o passivamente (gli astenuti) hanno consentito l’affermazione politica della Meloni, oggi presidente del consiglio dei ministri, attendendo di giudicarne l’operato secondo i fatti e non le opinioni, o coloro che, eterodiretti da fallimentari e parassitarie élite sedicenti culturali, ritengono di impedire il diritto di parola, di opinione, sino al punto da tentare di bloccare un convegno organizzato in una università pubblica perché tra gli oratori vi sono esponenti della destra governativa? Ecco che rosso e nero si ribaltano, in questa realtà.

Lo specchio di Stendhal ce lo indica chiaramente, perché una immagine riflessa scambia la sua destra con la sua sinistra, come è avvenuto nella politica italiana nella “seconda repubblica”, dove la “sinistra” è stata solo un maldestro travestimento per espropriare il popolo della sua sovranità, iniziando da quella monetaria (con l’introduzione dell’euro) per poi procedere ad una estensione di questa indebita sottrazione in ogni ambito, economico innanzi tutto, ma anche sociale e culturale, sino al punto da minacciare l’identità territoriale, la quale si esprime basilarmente mediante i prodotti enogastronomici tipici di un dato ambito storico-geografico, come i francofoni hanno capito prima e meglio di tutti (in Francia, con Macron, è stato istituito il ministero della “sovranità alimentare,” concetto quest’ultimo che dal 2013 è tra gli obiettivi strategici delle politiche del Canada). Del resto l’ottusità della tecnoburocrazia europea era giunta al punto di voler dichiarare fuorilegge persino la “pizza napoletana”.

Sintomo evidente di come questa Europa, svenduta alla finanza speculatrice e mortifera, si sia dimenticata delle sue radici culturali, molteplici nella diversità, ma profondamente intrecciate. Basti pensare alla celeberrima narrazione resa da Goethe nella sua cruciale opera “Viaggio in Italia” . Tra gli scritti del grande letterato si legge: “[…] della posizione della città e delle sue meraviglie tanto spesso descritte e decantate, non farò motto. Vedi Napoli e poi muori!” dicono qui […]». Il viaggio in Italia e in Sicilia era considerato un momento fondamentale ed imprenscindibile nella formazione delle classi dominanti della mitteleuropa, perché si comprendeva che al di là della potenza economica e militare ciò che faceva la forza e la gloria di una nazione e di un popolo era il suo patrimonio pasaggistico-culturale, di cui il Mediterraneo della classicità Greca e Romana era il fulcro, perché in queste terre predilette dagli dei era stata forgiata la culla della modernità.

Lo specchio a volte inganna, a volte è premonitore. L’immagine di Draghi che consegna la “campanella” del potere governativo a Meloni viene restituita rovesciata, ossia con Meloni che riconsegna lo scettro a Draghi. E’ ciò che l’establishment agogna ed auspica, obiettivo per cui sarà dato spiegamento ad ogni forza ed azione possibile in nome di quel mai dimenticato “whatever it takes”, tra stampa, intellettuali a libro paga, potentati di ogni risma che vedono minacciata la loro posizione di rendita tanto lucrosa quanto parassitaria. Per costoro è solo questione di “prezzo”, perché sono convinti che Meloni potrà essere, come chiunque altro, addomesticata e ricondotta a più miti consigli. Il timore resta questo, perché altrimenti potremmo sin d’ora salutare una fase nascente della democrazia italiana, ossia quella in cui la politica con la “P” maiuscola riprende le briglie in mano per dirigere la carrozza Italia nella direzione più opportuna nell’interesse dei cittadini italiani.

Cittadini che hanno capito, a loro spese, che tanto il PD quanto il M5S, così come la galassia pulviscolare della sinistra, hanno agito in danno del popolo e nell’interesse degli speculatori finanziari internazionali, svendendo i lavoratori, le fasce deboli della società, sull’altare di un potere corrotto intellettualmente prima ancora che materialmente. Non è una questione di destra o di sinistra, ma di dignità istituzionale, politica, personale. Tanto a destra quanto a sinistra si annidano i prezzolati traditori della Nazione. Non mancano a destra i codardi che nel momento dell’attacco si danno alla fuga disonorevole dalle loro responsabilità indossando la divisa del nemico o ad esso inginocchiandosi piagnucolanti, come fece quel tale Benito Mussolini sperando di salvarsi dopo aver condotto alla distruzione il Paese. Ma non sembra il caso di Meloni, una “underdog”, una che ha dovuto saltare dieci piatti di spaghetti per mangiarne uno. A testa alta, sovrana di sé stessa. Auguriamo che prosegua su questa strada.

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