di Salvatore Fiorentino © 2021
Ormai è tutto chiaro. L’Italia è una democrazia apparente. Forse, seppur paternalistica, la “prima repubblica” ha garantito un livello di democrazia superiore a quello che si è realizzato da “Mani pulite” ad oggi. Da quel momento, la magistratura, sospinta in ciò da una sola parte politica, quella che non riusciva mai a vincere le elezioni ma che si riteneva “migliore” sotto ogni profilo, da quello culturale a quello morale, ha assunto, di fatto ma anche dichiaratamente, un ruolo di “supplenza” nei confronti del potere legislativo e soprattutto di quello esecutivo, non solo segnando le sorti di questo o di quel leader di partito, ma addirittura causando la fine di tradizioni politiche e partitiche che affondavano le radici nel patto costituente seguente alle tragedie portate dal regime fascista.
L’odissea giudiziaria di Berlusconi, non certo un santo né uno statista, è una prova inoppugnabile. Così come le sventure di Matteo Renzi, nel momento in cui ambisce a mettere sotto scacco il potere togato, che reagisce in modo compatto, provando a tirarlo giù. Ma ora il dato che rileva è che sia Berlusconi che Renzi, i quali le hanno provate tutte per resistere, alla fine si trovano ai margini dell’agone politico. Chi deve andare avanti a tutti i costi, ma poveretto non ce la fa a schiodarsi dal 20% di consensi, è il Partito Democratico, perché così è “scritto” e così secondo qualcuno che rappresenta il “deep state” deve essere. A qualunque costo, e chi si oppone deve essere annullato, se del caso anche per via giudiziaria, perché ciò risponde, secondo quel qualcuno, al “bene”dell’Italia.
E siccome tutti hanno capito che questo partito eletto dal signore (ma non nelle urne) non andrà mai oltre il 20% o giù di li, ecco che si deve vampirizzare chi può portare linfa vitale, perché si raggiunga quella soglia minima che gli permetta di governare, ancorché con mille espedienti e raggiri. Ed ecco che il disegno di abbordare il M5S è l’unica speranza che questa ambizione élitaria possa realizzarsi. Da cui la necessità di rifondare (recte: restaurare) il Movimento affidata ad un accademico avvocato “democristiano” come Giuseppe Conte. Lo ha scelto davvero Grillo, oppure a Grillo è stata suggerita (imposta) questa scelta? E da chi? E perché? In cambio di quale contropartita (minaccia/ricatto)? Per questo, quando Grillo capisce che lo vogliono fare fuori reagisce, col video choc.
Un video inquietante che ha allarmato il Partito Democratico e tutte le anime “nobili” che si strappano le vesti per la difesa della donna. Un partito che crede di prendere in giro tutti nominando nel palazzo due capogruppo donne, ma che si guarda bene dall’affidare la leadership ad una donna. Una trovata ipocrita e di facciata, perfettamente coerente con la doppia morale tipica della sinistra élitaria che nelle periferie non ha messo mai piede, che è disgustata dall’odore emanato da chi lavora davvero, che irride chi non ha potuto, nonostante capace ma privo di mezzi, raggiungere un adeguato grado di istruzione e zoppica con la consecutio temporum, difettando di citazioni colte di filosofi e premi Nobel, che disprezza chi è felice con una pizza di quart’ordine purché in buona compagnia.
Un video di cui nessuno vuole vedere il vero messaggio, che a parte presunti colpevoli e presunte vittime si conclude con una frase forte e chiara: “se volete me prendetemi, sono qui, arrestatemi!”. Come a dire, volevate ricattarmi con la storia di mio figlio? Ebbene no, non ci sto, non mi accuccio per servire il Partito Democratico e non mi farò rubare il Movimento, a costo di farmi la galera. Avete capito? Se mio figlio è colpevole in gattabuia glielo porto io a calci nel sedere, altro che difesa da padre addolorato. Ma quando mai. Ma se è vero che la prova regina, il video della serata incriminata, mostra che non ci sono altro che ragazzi che si comportano da ragazzi, maschi e femmine perché non è una colpa essere né gli uni né le altre, allora, cara magistratura “democratica” ci devi spiegazioni.