Loggia Italia

di Salvatore Fiorentino © 2021

Se persino la massoneria ufficiale si sente offesa ad essere accostata a questa nuova entità (“Ungheria”) che emerge dalle ultime cronache politico-giudiziarie, qualcosa di grave dev’essere successo. Tanto più che i vertici delle istituzioni politiche e giudiziarie ne sono al corrente da ormai due anni. Si tratterebbe infatti di una associazione segreta che avrebbe come obiettivo quello del controllo dello Stato, una sorta di potere parallelo e occulto che muoverebbe le pedine visibili sullo scacchiere della democrazia apparente. Ne farebbero parte magistrati ed altri esponenti delle istituzioni che rivestono ruoli chiave. A prima vista si tratta di qualcosa che ricorda la famigerata “Loggia Propaganda 2”, al secolo la “P2”, che ha avuto non pochi tentativi di imitazione anche nel recente passato.

Allineando in fila ciò che è sinora stato reso noto, c’è abbastanza perché si apra una commissione d’inchiesta parlamentare, l’unico strumento in democrazia che può far luce su un fenomeno anomalo che coinvolge magistrati e figure istituzionali accanto ad altri verosimilmente appartenenti ai mondi che più contano, quelli della finanza e dell’economia, sino ad ipotizzarsi la presenza di entità di potenze straniere, che operano nella guerra geopolitica che non conosce tregua ad ogni latitudine. Ciò pare necessario anche per sgombrare il campo da un possibile tentativo di delegittimazione delle stesse istituzioni, che sarebbero travolte per responsabilità di singoli uomini infedeli, cogliendo l’occasione per mettere fuori gioco chi invece ha tenuto fede al suo ruolo, calzando il guinzaglio alla magistratura.

Così come pare anomalo che il procuratore di Milano abbia mancato di rispondere ad un suo sostituto, parimenti anomalo è che questo sostituto si sia rivolto ad un consigliere del C.S.M. per riferire di questa ritenuta anomalia. Ma ancora più anomalo appare che questo consigliere non abbia ritenuto di relazionare formalmente all’autorità giudiziaria competente ovvero al vicepresidente dello stesso C.S.M., preferendo la via informale di darne notizia (ma non si sa fino a che livello di dettaglio) al Presidente della Repubblica. Del resto si apprende che l’ufficio di presidenza del C.S.M. non ne era al corrente, come dichiarato dal vicepresidente e dal procuratore generale presso la Cassazione, titolare dell’azione disciplinare e che difatti si starebbe valutando nei confronti di quel pm milanese.

Si dice anche che quello stesso pm milanese abbia agito fuori dal rito per timore di finire travolto come il suo collega pm che intraprese la via formale di un esposto per segnalare le ritenute anomalie relative ai vertici della procura romana del tempo. Fatto sta che questa girandola di esposti e di notizie accusatorie potenzialmente calunniose assomiglia sempre più ad una “guerra per bande” tutta interna al mondo togato, che finisce per lambire la politica che è rappresentata nello stesso C.S.M. e financo il Capo dello Stato nella sua duplice veste di presidente dell’Organo di autogoverno e di figura di garanzia super partes rispetto alle forze politiche espressione della volontà popolare uscita dalle ultime elezioni politiche del 2018, che tuttavia non ha oggi espresso un governo “politico”.

Governo in cui siede nel ruolo di ministro della Giustizia l’ex presidente della Corte Costituzionale, professore universitario dalla carriera folgorante, che nella disattenzione generale ha ritenuto di inserire frettolosamente (con la giustificazione della scadenza imposta dall’Europa) una pseudo riforma della giustizia nell’ambito dell’ormai troppo declamato “Recovery Plan”, dato che quali precondizioni per l’erogazione del fiume di miliardi promessi all’Italia vi sono le riforme strutturali neppure disegnate negli ultimi trent’anni, in primis appunto quella della giustizia. Sicché secondo Cartabia – presidente della Repubblica in pectore – tutto si risolverà grazie all’assunzione di neolaureati precari per tre anni che predisporranno gli atti ai magistrati in ruolo. Che aumenteranno solo di 600 unità.

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