di Salvatore Fiorentino © 2021
Sono ormai mesi che i media martellano il cittadino ridotto in stato di semi-libertà con le solite notizie, facendo leva su pochi e ormai abusati slogan: tra questi primeggiano senza dubbio “transizione ecologica” e “transizione digitale”, a parte il classico riferimento alle “riforme” che ha sempre attraversato la storia repubblicana, ora poste quale condizione (lo dice l’Europa) per poter accedere agli oltre 200 miliardi di euro per il Recovery Plan. E’ sempre più chiaro a tutti che la vita e le sorti dei cittadini italiani sono state ipotecate in nome dell’Europa, di questa Europa che ha scelto il modello liberista affidandosi al governo della finanza e dei banchieri, anche se solo in Italia (dopo le imposizioni capestro alla Grecia) un banchiere è stato chiamato a svolgere in prima persona il ruolo di premier.
I segnali premonitori, ormai univoci e concordanti, non lasciano più dubbi di sorta: l’Italia, diversamente dagli altri paesi europei che sono forti delle loro posizioni consolidate, ha imboccato il tunnel della “transizione anti-democratica”. Del resto, in quale paese occidentale (democratico) può accadere che il presidente della repubblica (a fine mandato) nomini un banchiere di sua scelta come presidente del consiglio e lo imponga (con la moral suasion, paventando catastrofi inenarrabili e affermando l’impossibilità di ricorrere al voto popolare) alle forze politiche affinché gli garantiscano la fiducia parlamentare per eseguire un programma estraneo (e per certi versi antitetico) alla volontà popolare uscita dalle urne solo nell’anno 2018? E come definire quei parlamentari che hanno tradito il loro mandato?
E si è mai visto un paese democratico senza una vera opposizione politica? (al netto del partito della Meloni che si limita a correggere qualche virgola, per il resto mostrandosi docile col padrone, paga di vedere crescere smisuratamente i sondaggi a proprio favore). E come è possibile che un premier “alieno” possa rimbrottare, azzittendolo, il segretario di un partito (sedicente) democratico quando questo, finalmente dopo anni, riesce a dire una sola cosa di “sinistra”, chiedendo un seppur minuscolo spostamento del prelievo fiscale dai poveracci ai riccastri? E’ lecito o no immaginare che la ricchezza eccessiva sia (anche) frutto di (grande) evasione fiscale o addirittura di condotte non del tutto trasparenti? E i Cinque Stelle (secodo tempo) non hanno niente da dire con il loro leader fu “avvocato del popolo”?
Certo che no. Ai Cinque Stelle (secondo tempo) interessa solo strutturarsi come nuova casta, insinuandosi profittevolmente nello spazio che hanno ottenuto grazie alla spinta propulsiva dei cittadini che si sono fidati di loro. Ai Cinque Stelle (secondo tempo), quelli che saranno guidati dai proconsoli Conte e Di Maio (che si faranno la guerra sino alla fine), interessa in primo luogo la deroga al limite dei due mandati, per poi tradire, uno dopo l’altro, i principi fondanti del fu M5S, come sta avvenendo dall’avvio del governo Draghi in materia di “ambiente” e “giustizia”, dove il neo ministro alla “transizione ecologica” si è presentato autorizzando trivellazioni in mare e aprendo all’ipotesi di ritorno al nucleare, mentre l’esimia costituzionalista Cartabia ha partorito una “riforma” della giustizia malformata.
Per tacere della “deforma” della pubblica amministrazione concepita da un “luminare” come il reduce ministro Brunetta, che ha appena annunciato una infornata di ben 24 mila nuovi precari di stato, tanto perché si era detto che il precariato fosse una piaga da combattere in quanto una delle principali ragioni del malessere sociale, dell’impossibilità dei giovani di realizzare un progetto di vita a medio e lungo termine, così da fomare cittadini liberi e consapevoli invece di sudditi sfruttati ed in perenne balia dei capricci del potente di turno, a cui chiedere protezione e favori, rinunciando al diritto di esercitare pienamente le libertà democratiche, tra cui in primis il diritto di voto. E i Cinque Stelle (secondo tempo) dove sono? Ci sono, ma non vedono, non sentono e non parlano. Più.