Oltre il limite della democrazia

di Salvatore Fiorentino © 2021

C’è un limite che non va mai superato, perché poi non è più possibile fare ritorno. Lo conoscono bene gli astronauti in missione nello spazio: è quel punto (point of no return) che se superato anche per un metro non consentirebbe loro di fare ritorno sulla Terra, la madre Terra. Che, a dispetto delle divisioni che appaiono anacronistiche, rimane l’unica patria legittima per tutti gli esseri umani di ogni razza e religione o credo politico. Che è oggi quanto mai minacciata alle sue radici viventi, perché il potere di chi governa le sorti dei popoli appare condizionato in modo determinante da coloro che agiscono nell’ombra, per piegare l’interesse generale delle moltitudini a quello particolare di quei pochi che sono ormai preda dell’avidità smisurata, che ha oltrepassato ogni soglia umanamente concepibile, sicché in nome del falso dio denaro ritiene di poter autorizzare ogni misfatto, giustificare ogni aberrazione, sacrificare la stessa vita umana, ridotta a numero.

In questo funesto quadro globale, si inscrive il Belpaese, albergato da “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”, secondo la famigerata frase iscritta sul Palazzo della Civiltà, presso l’EUR in Roma, che riporta una parte del discorso di Benito Mussolini del 2 ottobre 1935, quale replica alla condanna espressa dalle Nazioni Unite dopo l’aggressione fascista all’Abissinia. Il fascismo, non per caso il “male assoluto”, persino a dire di un un suo figlio degenere, al secolo Gianfranco Fini, politico promettente, ma poi dispersosi miseramente nei meandri del tradimento dell’ideale della sua parte, ancorché non condivisibile e da combattere in nome della libertà. Ed è quindi ad un tempo paradossale e sorprendente apprendere che oggi, nel desolato orizzonte quanto mai lunare della politica italiana, debbano addirittura essere gli eredi del fascismo, gli unici rimasti all’opposizione, a difendere le libertà degli italiani.

Non vi è ormai dubbio che l’attuale governo di “unità nazionale”, che assomiglia ad una delle più terrificanti incarnazioni mostruose mai partorite dalla mitologia – metà tecnico e metà politico – benedetto da un presidente della Repubblica che ha più macchie che medaglie al petto da esibire (si pensi alle gravi vulnerazioni della Costituzione consentite come ieri a Renzi così oggi a Draghi), abbia superato largamente il limite della democrazia. Ciò è certificato da un atteggiamento, ultimamente reso pubblico, esibito dal migliore dei premier possibili, l’ex presidente della BCE, uomo (se questo lo è) che si è nutrito vita natural durante dell’assenza di quegli scrupoli di cui è connaturata la ragion d’essere dell’alta finanza, ossia quel mondo che produce ricchezza non dal lavoro, ma dalla speculazione e che, giocoforza, comporta lo sfruttamento spinto sino al limite della schiavitù dei lavoratori, la depredazione dei diritti anche fondamentali dei cittadini.

Draghi, ormai incalzato dal montante insuccesso della strategia di contrasto alla pandemia che era il primo se non l’unico obiettivo del suo governo, cerca di rovesciare il tavolo del confronto politico, incoronandosi da sé capo assoluto del Paese, in ciò maldestramente supportato da redivivi nani e scolorite ballerine, ma soprattutto grazie alla palese inettitudine politica del leader (si fa per dire) della maggiore forza “democratica”, che in verità, sempre minoritaria nelle urne, si è dimostrata capace solo di bramare le poltrone governative purchéfosse, prima con il governo “giallo-rosa” oggi col governo di tutti e di nessuno. E se a ciò si aggiunge l’epocale “tradimento” del Movimento Cinque Stelle – che ha miseramente snaturato il suo codice genetico – perpetrato nei confronti della maggioranza relativa degli elettori votanti alla tornata delle politiche del 2018, si comprende la gravità del difetto di “democrazia” che l’Italia oggi accusa.

Forze e leader politici incapaci, non solo di governare ma persino di costruire una visione strategica, hanno pertanto delegato all’ “uomo forte” la conduzione di quello che, alla luce dei fatti, si sta dimostrando come il più antidemocratico dei governi succedutisi in epoca repubblicana e post fascista. La cifra di questa evidente caratteristica si legge chiaramente nella “vigliaccheria”, questa si, di imporre surrettiziamente (invece che in modo trasparente, mediante una legge) l’obbligo vaccinale mediante il peraltro fallimentare (al pari dell’app “Immuni”) strumento del “green pass”, ossia la vera e prima causa dell’innalzamento esponenziale dei nuovi casi di infezione in questo scorcio estivo, illudendo la popolazione che col “passaporto per le stelle” si sarebbe restati esclusi da ogni rischio di contagio, passivo e attivo. Niente di più antiscientifico e falso, ma ciò nonostante si persevera nell’errore, confermandosi la coda luciferina di una accozzaglia di personaggi senz’arte né parte.

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