Semestre nero

di Salvatore Fiorentino © 2021

Dal 3 agosto 2021 è iniziato il cosiddetto “semestre bianco” del presidente della repubblica, secondo quanto prevede l’art. 88 della Costituzione. In questo periodo non possono essere sciolte anticipatamente né la Camera dei deputati né il Senato. La misura è volta ad impedire che un presidente possa, alla scadenza del proprio mandato settennale (volutamente sfasato temporamente rispetto a quello quinquennale del parlamento), tentare di condizionare l’elezione del suo successore (anche propugnando la propria rielezione), da cui discende l’evidente “incostituzionalità” sostanziale di un bis dell’inquilino del Quirinale, ed ancora peggio se a tempo ridotto, come fu per il primo presidente ex comunista, Giorgio Napolitano, ad oggi unico precedente. Eppure la rielezione di Mattarella viene auspicata per garantire continuità al governo Draghi anche dopo le elezioni politiche che, nonostante non siano gradite dall’establishment, dovranno tenersi nel 2023.

Quando il sangue scorre i lupi perdono la testa. E anche gli squali. Si avventano sulla preda ciecamente e scaricano brutalmente la furia assassina che è insita nella loro natura. Fuor di metafora, la classe impreditoriale più inetta, assistita e parassitaria d’Europa (altro che reddito di cittadinanza!), sente scorrere il sangue della democrazia italiana, mai come oggi ferita dal dopoguerra seguente alla tragedia nazifascista. Pace ad ogni costo, si disse, mai più guerre in Europa. Ma le guerre di oggi non si combattono con le armi convenzionali, e i generali in mimetica si devono umiliare con la logistica dei vaccini da trasportare a temperature polari, ma da somministrare nelle spiagge estive, con improbabili paternali intinte in un cipiglio militaresco degno della fumettistica alla Sturmtruppen. Sicché questa casta di presunti “padroni”, forte della inossidabile consorteria consolidata con la triplice sindacale, dopo la caduta del totem dell’art. 18, ora invoca la fine della politica.

Fine della politica, ergo della democrazia. Qualcosa di peggiore persino del fascismo, dato che a suo modo era comunque una espressione politica, seppur nefasta e criminale. Con i cittadini ridotti a manichini telecomandati con strumenti che ne limitano, condizionano, privano persino i diritti costituzionali fondamentali, quali quello alla salute o al lavoro. Manichini che vengono progressivamente spogliati di ogni diritto, aspettativa, speranza, schiacciati da regole e regolamenti sempre più macchinosi ed inutili. E a coloro che non si assoggettano a questa condizione subumana si riservano i trattamenti speciali, con idranti e manganelli azionati contro inermi cittadini che più pacifici non si può, nonostante le ingiustizie sociali sempre più crescenti, con le fasce deboli della popolazione abbandonate a sé stesse, con i licenziamenti di massa in contraddizione con la crescita dei profitti, con le perdite dei privati a carico del debito pubblico e i fondi pubblici dirottati ai soliti noti.

Per tutto questo serviva un banchiere spietato e senza scrupoli, il migliore nel suo genere. Ma è chi lo ha nominato – sarebbe meglio dire imposto – alle soglie del suo semestre bianco che porta sulla coscienza tutto il peso delle azioni che un siffatto dictator con l’effige dell’euro al posto del cuore ha già commesso e commetterà, certamente contro il popolo italiano, come ha già mostrato bene di saper fare, per ciò osannato dalla stessa classe “imprenditoriale” che attende di spartirsi i miliardi di quel “recovery fund” di cui i cittadini non vedranno che i debiti da pagare a futura memoria per conto terzi. La scelta di ministri “politici” del tutto improbabili o perfetti “utili idioti” da mandare avanti a testa bassa non è casuale, ma sapientemente programmata. Per questo, proseguire ad ogni costo lo stato di emergenza, anche se non ne ricorrono i presupposti di fatto e di diritto, diventa una premessa necessaria alla abolizione della politica e quindi della democrazia.

Ecco che il semestre bianco di Mattarella si tinge di nero, il colore delle tenebre, della notte della repubblica. Muto sulla riforma della giustizia più scandalosa che si ricordi, muto sull’abuso degli strumenti antisommossa per impedire il diritto di manifestare nelle piazze, muto sulla vergogna delle università italiane dove è impossibile svolgere un concorso in modo regolare secondo i criteri di merito tutelati dalla Costituzione, con la conseguenza diretta che un’élite intellettualmente corrotta non potrà che diffondere il germe della mistificazione, dell’ingiustizia elevate a modalità di pensiero ed azione. Tanto muto sui diritti basilari dei cittadini quanto loquace, e a sproposito, sui presunti doveri degli stessi, umiliati nei discorsi “presidenziali” solo perché si avvalgono di una facoltà riconosciuta dalla legge vigente, quella di non vaccinarsi dopo aver letto il lenzuolo di controindicazioni partorite da ciò che non è “scienza”, ma “business” sulla pelle delle vittime civili. Come in ogni guerra.

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