L’imperatore dell’apocalisse

di Salvatore Fiorentino © 2021

Tanto fu acclamato come il salvatore della patria che ad un certo punto se ne convinse. Ecco che il banchiere monetarista neoliberista Mario Draghi ha comunicato alla platea dei giornalisti presenti alla conferenza stampa di fine 2021 che adesso si è stufato di fare il premier, sicché punta, senza sforzarsi di nasconderlo, dritto filato verso il Quirinale. Evidentemente chi lo eterodirige lo ha già istruito a dovere, come si fa per i predestinati al trono: “sarai il 13° presidente della repubblica italiana”. Che continuerà a chiamarsi repubblica pur divenendo di fatto un impero sotto la guida di chi assicurerà il dominio delle élite finanziarie e asservirà i cittadini al ruolo di sudditi, a parte quella ristretta cerchia di cortigiani che sarà ammessa al cospetto dell’imperatore, non sia mai che si annoi. Il quale ha già rassicurato gli esponenti dei partiti politici che potranno continuare a scaldare lo scranno in parlamento.

Certo, come in ogni cosa, ci sono delle condizioni: in questo caso i partiti dovranno fare tesoro della lezione impartita loro nell’ultimo anno del governo del “migliore”, ossia rimanere uniti e sostanzialmente unanimi al netto di qualche fisiologico mugugno che servirà a dimostrare che la democrazia è viva, così come l’Italia. Al resto ci penserà lui, l’imperatore ormai prossimo. I sindacati invece si dovranno dividere, come hanno già iniziato a fare durante il primo sciopero generale proclamato all’epoca del governo del sommo. Chi altri? Che altro? Solo lui, solo quello che dice lui, whatever it takes (ad ogni costo). E c’è la risposta anche per quegli sparuti peones che improvvidamente fanno notare che così il loro consenso crollerà: niente paura, i parlamentari saranno scelti col voto di una giuria popolare alla quale verrà affiancata una giuria tecnica, allo scopo di migliorare la qualità dei cantori dell’imperatore.

La grande riforma del lavoro che il tardo-capitalismo ormai morente esige, per prolungare (ad ogni costo) la sua agonia nell’illusione di rinviare la data del decesso, sarà cosa fatta. Non c’è altra via che comprimere retribuzioni, diritti e tutele dei lavoratori perché la giostra impazzita continui a girare. Ecco che proliferano le delocalizzazioni delle sedi produttive verso paesi dove è più facile pagare salari da fame e abbassare la soglia delle tutele e della sicurezza dei luoghi di lavoro (non a caso quanto mai oggetto di retorica ma non di azioni concrete), ecco che si cerca di far scomparire i piccoli imprenditori, commercianti, professionisti per favorire i grandi gruppi che versano all’estero quelle esigue tasse che pagano, con le banche nel ruolo di famelici avvoltoi pronti a pignorare immobili e aziende a chi localmente, in queste condizioni proibitive, non possa più pagare i mutui di investimento.

Così come sarà cosa fatta la transizione verso l’energia nucleare, sotto le mentite spoglie della “transizione ecologica” (per cui il M5S, con il suo vate Beppe Grillo oggi scomparso dalle scene perché non ha più un volto da mostrare, si era fatto garante), con una menzogna così spudorata che solo chi aspira al ruolo di imperatore dell’apocalisse può permettersi di concepire impunemente. Del resto, oggi basta ricevere a Palazzo Chigi – come ha fatto Draghi a favor di telecamere – una delegazione di giovanissimi guidata da Greta Thunberg per acquisire a vita la patente di ecologista. Così come menzognera è l’argomentazione secondo cui i principali paesi europei si basino sul nucleare, dato che, solo per citare il paese sempre preso a modello, la Germania ha già approvato da anni il piano per la completa dismissione dell’energia nucleare, già in corso e di prossimo completamento.

Come la storia di Roma insegna, il dictator ha approfittato di questa carica a tempo determinato – conferitagli da un presidente della repubblica il cui commiato è stato segnato dal plauso delle élite, ma non da quello del popolo – per tentare adesso la metamorfosi in imperator senza limiti. La causale di questo stato di ecezione, che ha sospeso la Costituzione e di conseguenza la democrazia perlomeno in Italia, viene asserita nella necessità di adottare le misure urgenti ed indifferibili propedeutiche all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il che dovrebbe consentire il rilancio dell’eurozona, in verità già in crisi prima della diffusione del SARS-CoV-2. Che la pandemia sia un pretesto per adottare misure, altrimenti inconcepibili, volte al disperato tentativo di salvare (ad ogni costo) il sistema capitalistico ormai in fase terminale? Il sospetto diventa ogni giorno che passa una probabile verità.

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