Eurofolies

di Salvatore Fiorentino © 2022

Venti di guerra soffiano, oggi, sull’Europa. E ad attizzare il fuoco è guardacaso il presidente degli Stati Uniti d’America, il democratico Joe Biden, il cui consenso in patria è in crollo verticale in vista delle prossime elezioni di medio termine, il che rischia di consegnare ai repubblicani il controllo del Congresso, trasformando il presidente in quello che gli americani definiscono “anatra zoppa” (lame duck). La propaganda statunitense vuole convincere gli europei che Vladimir Putin “il terribile” sia in procinto di invadere l’Ucraina. La verità è che gli U.S.A. vogliono annettere alla NATO il paese dell’Est con il quale – dopo l’ingresso nell’alleanza atlantica di Estonia, Lettonia e Lituania – si realizzerebbe la morsa a tenaglia dell’Occidente nei confronti di Mosca, a quel punto raggiungibile in 2-3 minuti dai vettori di testate nucleari, con una controdeterrenza praticamente nulla per gli U.S.A., in quanto la risposta all’attacco sarebbe subita dall’antico continente.

Quella stessa Europa che fu salvata dalla follia tedesca del nazismo grazie al contributo determinante dell’allora Unione Sovietica nonché alla strenua resistenza del Regno Unito nella famosa “battaglia d’Inghilterra”, in cui la Royal Air Force ebbe la meglio sulla famigerata Lutwaffe, impedendo l’invasione delle forze di terra. Guarda caso, oggi, i britannici hanno detto no (Brexit docet) all’attuale Europa, senz’anima e senza patrie, basata sullo spietato algoritmo che governa i mercati, le banche, le multinazionali. E’ il sovvertimento dell’economia da mezzo in fine. Invece di strumento per garantire il benessere diffuso dei popoli, mediante meccanismi di redistribuzione del lavoro stabile e a tempo pieno equamente retribuito (e quindi assicurando a tutti una libera e dignitosa esistenza, cardine di ogni “carta dei diritti umani” e di ogni “costituzione” che voglia dirsi “democratica”), l’economia diventa il totem ferale a cui sacrificare le vite delle moltitudini di cittadini.

Se la Pfizer, dopo aver realizzato profitti per decine e decine di miliardi di euro solo nell’ultimo anno, decide di licenziare in tronco 200 lavoratori italiani, è evidente che l’algoritmo funziona perfettamente, per le grandi multinazionali. Si spremono i limoni sino all’ultima goccia e poi si buttano, perché ce ne sono altri che potranno dare succo a minor prezzo, delocalizzando qui o lì le sedi di produzione, dopo aver depredato le risorse pubbliche messe a disposizione per un certo territorio da rilanciare, risorse che con questo algoritmo antisociale non servono più ad incentivare l’occupazione ma la sua depauperazione. L’equazione secondo cui all’incremento dei profitti dimunisce l’occupazione è la novità del capitalismo à la page, quello ingegnerizzato dalla finanza che stritola le risorse umane, le svilisce neppure a merce, riducendole a materiale di consumo, usa e getta, producendo un fenomeno ancora più grave dell’ “alienazione” novecentesca: l’ “annichilimento”.

E’ evidente che subordinare la sovranità nazionale, che in una democrazia effettiva appartiene al popolo, alla moneta unica – si chiami Euro o Minotauro poco importa – significa compiere un’invasione territoriale ancora più nefasta di quella meticolosamente pianificata dalla Wehrmacht sotto la guida di Adolf Hitler. E che oggi sia ancora il Regno Unito la frontiera invalicabile è un ammonimento delle ricorrenze della storia d’Europa, che non è certo fatta di monete, ma di patrie, identità, genomi, culture, territori “differenti” che non possono divenire tabula rasa in nome di un algoritmo. L’Euro, nei vent’anni di esistenza, ha impoverito la maggior parte degli italiani e arricchito smisuratamente le élite privilegiate, nell’instaurazione subdola di un neofeudalesimo economico e sociale in cui non è ammissibile la figura del “cittadino”, a cui si impone di divenire “suddito”, privato di ogni diritto e gravato da insostenibili doveri.

E cosa è il tanto declamato PNRR se non un parto di quel tirrannico dio “Euro”? Debito pubblico su debito pubblico – con profitti appannaggio delle élite e perdite addebitate al popolo – che poi dovrà essere restituito pena le sanzioni già sperimentate con la macelleria sociale greca. Ed ancora la storia ammonisce con le sue ricorrenze inesorabili: Timeo Danaos et dona ferentes. Stavolta è l’Italia l’obiettivo della “Troika”, nuova figura mitologica più inquietante dell’Hydra, perché si intende completare il saccheggio già avviato con la criminale dismissione dell’industria di stato che, secondo un presidente della repubblica considerato “pazzo” (mentre oggi abbiamo un “santo”, dato che ha fatto il miracolo del governo di tutti e di nessuno), fu attuata con il contributo determinante dell’attuale presidente del consiglio, il banchiere neoliberista monetarista Mario Draghi, colui che ha sospeso la democrazia in Italia, ancorché concedendo un green pass “illimitato”. Per ora.

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