di Salvatore Fiorentino © 2022
F.D.I., ossia non più “Fratelli d’Italia”, bensì, più probabilmente, “Fascismo Democratico Italiano”. La ventura formazione politica tricolore, che evidentemente si candida a governare per il prossimo Ventennio, ha ricevuto l’abbrivio da una sorprendente dichiarazione resa alla stampa dalla leader dell’unica (pallida) opposizione parlamentare all’impero ormai declinante di Mario Draghi detto “il migliore”. Giorgia Meloni ha difatti candidamente affermato: “C’è più di un punto di contatto fra il pensiero di Enrico Letta e il mio“. Il cortocircuito è servito. A parte il fatto che si dimostra davvero impresa ardua (eroica) rintracciare un qualsivoglia pensiero di Enrico Letta, l’evoluzione (al ribasso) della politica italiana pare così davvero raggiungere profondità abissali. Dal fascismo dei democratici si passa ora alla democrazia dei post fascisti. “Io Sono Giorgia: Sono Una Donna, Sono Una Madre, Sono Cristiana e – soprattutto – Sono Democratica”, il nuovo tormentone.
E’ scoppiata la guerra nel cuore dell’Europa ed è scoccato un nuovo amore (politico) tra chi il fascismo lo condivide nelle più buie segrete dell’animo, dovendolo, per ragioni opposte, mascherare con dosi massicce di cerone democratico. Sicché dalle comode trincee dei talk show di regime (altri non ce n’è) sulla crisi ucraina sono proprio i due novelli promessi sposi (politici) a distinguersi per i toni più marcatamente (e stupidamente) guerrafondai, sostenuti da un robusto coro di giornalisti “embedded” di primordine (Gramellini, Fazio, Riotta e compagnia bella) che secondo il savio Michele Santoro non fanno altro che “sparare cazzate” a reti unificate e giornali copincollati. Ed ha tutte le ragioni di questo mondo Giorgia Meloni quando si inalbera perché uno svampito intellettuale come Luciano Canfora la definisce “neo-nazista nell’animo” invece di riconoscere che siamo di fronte ad una svolta epocale, una “neo-democratica” in affinità elettiva (elettorale) col PD.
Dopo l’epopea dei democristiani che guardavano a sinistra, ecco sopraggiunta l’epoca dei post fascisti che strabuzzano gli occhi (Meloni docet) verso il PD. Anche se è difficile immaginare di mettere insieme il diavolo (Ignazio La Russa) e l’acqua santa (Rosi Bindi), dopo l’alleanza M5S-PD, ossia di coloro che si sono scagliati pietre grandi come macigni per anni per poi governare amorevolmente gli uni con gli altri sino a programmare una casa comune per il prossimo secolo, nulla è precluso. Il matrimonio Meloni-Letta s’ha da fare, e si farà, perché è l’unico modo per la destra di governare, dato che la costituzione non scritta ma vigente in Italia, repubblica fasciodemocratica, prevede che a governare sia sempre e comunque (a prescindere dal responso delle urne) il Partito Democratico. Nel qual caso, i fascisti di ieri si tramuteranno per incanto in antifascisti certificati, col bollino di qualità apposto direttamente dai detentori della “superiorità morale” e della “onestà”.
Il complottismo logora chi non lo fa. Sicché è facile, persino scontato, scorgere dietro l’ennesimo “regime change” italico lo zampino degli “americani”. Fallita la prospettiva “imperiale” del banchiere monetarista neoliberista Mario Draghi, ecco che si prepara l’ennesima truffa per gabbare il “popolo sovrano”, dopo quella gigantesca ordita e perfettamente riuscita grazie al M5S e a “statisti” del calibro di Luigi Di Maio. Ormai in caduta libera sia pentastellati che leghisti, il futuro è donna, è madre, è cristiano, è USA, è fascista ma democratico, è Giorgia ma Letta. La russofobia il punto di contatto, quello su cui fare leva per la propaganda di distrazione di massa allo scopo di manipolare un’opinione pubblica sempre più annichilita dalle dosi massicce della disinformazione di regime che non si fa scrupolo ad ostracizzare chi osi esprimere liberamente una seppur motivata e circostanziata opinione che sia dissonante rispetto al pensiero unico.
Moriremo democratici o è morta la democrazia? Il timore che aleggiava durante la “prima repubblica” era quello di non riuscire a traguardare la fine dell’era democristiana, quasi fosse predestinata all’eternità, per una sorta di contrappasso al regime fascista che aveva soppiantato, garantendo al popolo italiano uno dei periodi non solo di maggiore sviluppo economico, ma soprattutto di maggiore redistribuzione della ricchezza prodotta. Al confronto la “seconda repubblica” – che può dirsi conclusa con l’inatteso ma prevedibile fallimento del governo Draghi, ancora peggiore rispetto a quelli “giallo-verde” e “giallo-rosso” che doveva riscattare – ha comportato il progressivo divaricamento tra abbienti e meno abbienti, con lo smantellamento dei diritti dei lavoratori e dello stato sociale, con tagli alla sanità e all’istruzione mai visti, con una giustizia sempre più sbilanciata a favore dei potenti e contro i deboli. Vivremo democratici, ma è morta la democrazia.