di Salvatore Fiorentino © 2022
Tra il 1618 e il 1648 l’Europa fu dilaniata da una serie di conflitti, tra i più lunghi e disastrosi della sua storia, iniziati tra stati protestanti e cattolici ma proseguiti come scontro tra le maggiori potenze del continente. La guerra causò gravissime devastazioni nei centri abitati e nelle campagne, con uccisioni di massa, operazioni di inaudita ferocia condotte da eserciti mercenari, epidemie e carestie, lasciando sul terreno ben 12 milioni di morti. Questo conflitto epocale è conosciuto come “guerra dei Trent’anni”; ma ve ne è un altro, originato negli anni ’90 del Novecento, che può candidarsi ad essere denominato con questa definizione: ed è la guerra che gli USA hanno mosso, per interposta Europa, contro ciò che rimaneva dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. E’ una guerra che è stata condotta con il silenzioso avanzamento verso Est della NATO e con l’infiltrazione delle democrazie europee, insediando leader e governi che non fossero “alleati” ma subalterni.
Basta vedere come si muove in Ucraina la speaker della Camera USA, la democratica ottantaduenne italoamericana Nancy Pelosi, per capire chi è che veramente comanda in questo martoriato paese. Lo hanno detto senza mezzi termini osservatori avveduti e per questo ostracizzati nonché, da ultimo, il più grande intellettuale statunitense, Noam Chomsky: la guerra in Ucraina è una guerra che gli USA stanno combattendo per procura sino all’ultimo cittadino ucraino. Quindi un massacro pianificato e messo in conto pur di perseguire l’obiettivo strategico di indebolire e successivamente abbattere la Russia, in quel disegno imperialista che vede la super potenza a stelle e strisce quale unica egemone del globo, pronta a neutralizzare anche paesi emergenti come Cina e India. E, sempre secondo Chomsky, mettere Putin con le spalle al muro, definendolo “criminale di guerra” e minacciando di processarlo all’Aja, rende realistico il rischio di una escalation nucleare.
Allo scioglimento del “Patto di Varsavia” non consegue lo scioglimento della simmetrica “Alleanza atlantica”, ma gli allora presidenti George Bush senior e Michail Gorbaciov raggiungono un accordo: la Germania riunificata entrerà nella NATO, ma quest’ultima non dovrà espandersi ulteriormente verso est. Tuttavia, con la dottrina Clinton, poi seguita anche da George Bush junior, l’accordo viene violato dall’Occidente, sicché la NATO inizia ad espandersi dal 1994 inglobando uno dopo l’altro i paesi dell’est europeo: Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, spingendosi sino ai confini con la Russia. Per arrivare alle porte di Mosca gli USA, così da completare l’espansione ad est con l’Ucraina, avevano pianificato l’ennesimo “regime change” a Kiev, sperimentando forse per la prima volta una strategia “holliwoodiana”, con una fiction che diviene realtà.
Volodymyr Zelensky, un mediocre attore che guadagna improvvisamente la notorietà pubblica, si trova così in breve tempo a passare dal set televisivo dove impersona il presidente dell’Ucraina, a quello del più cinico e drammatico “reality show” mai concepito, lo stesso in cui, da presidente effettivo, provoca e quindi alimenta la guerra contro la Russia. A seguito della “rivoluzione arancione” del 2014, istigata dagli americani, l’Ucraina ha ricevuto dagli USA addestramento e armamenti per oltre 4 miliardi di dollari, di cui 1,7 dall’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio 2022, quale presupposto per il previsto ingresso nella NATO, già annunciato dal 2008 e confermato in un documento firmato da Joe Biden nel 2021. Del resto gli Stati Uniti hanno rigettato sino allo scorso gennaio 2022 le richieste della Russia: l’indipendenza del Donbass, la neutralità e la demilitarizzazione dell’Ucraina, ossia uno status analogo a quello del Messico rispetto agli stessi USA.
E’ evidente che con la dottrina Clinton si sia avviata una campagna di “regime change” in tutta Europa, per garantire l’adesione o comunque la non opposizione alla strategia espansionistica di Washington. Se si guarda all’Italia, è chiaro che la “prima repubblica” fu spazzata via sotto la spinta dell’intelligence USA, dato che i leader dell’epoca, Craxi e Andreotti, erano considerati un ostacolo al perseguimento degli interessi americani nel medio oriente e nell’est europeo. Con la manovra a tenaglia di “mani pulite” e di certa “antimafia” si imbastirono processi “politici” che portarono al potere gli eredi dell’ex PCI, non a caso oggi i principali fautori – con il ripudio dei valori pacifisti e antimilitaristi della sinistra – della prosecuzione della guerra ad oltranza in Ucraina costi quel che costi, nonché, a dire del loro segretario, gli unici che sostengono convintamente il governo più guerrafondaio dopo il fascismo, quello guidato da Mario Draghi, ossia dagli USA.