Dragarella & Co.

di Salvatore Fiorentino © 2022

Half man half beast, avrebbe detto il poeta del romanticismo inglese, se avesse dovuto descrivere l’ex presidente della BCE, attuale premier italiano, candidato (trombato) al Quirinale, quello che un certo Francesco Cossiga (che in materia di fisiognomica non ebbe rivali, basti pensare alla preconizzante invettiva contro tale “tonno” Palamara, solo recentemente caduto nelle reti della giustizia) non esitò ad appellare come “vile affarista”. Eppure, secondo il bis-presidente Mattarella, Draghi era ed è il salvatore della patria Italia. Tanto è vero che, a seguito delle stizzite dimissioni del “migliore”, lo ha rispedito al parlamento perché chieda ed ottenga un nuovo voto di fiducia per continuare nella sua opera devastatrice che però è chiesta tanto dalle élite finanziarie quanto dalla UE; e se poi il popolo non sia affatto d’accordo perché è stanco di pagare al suon di lacrime e sangue per le colpe ed il dolo di un establishment parassitario ed incapace, nulla importa.

“Governo Dragarella” è un originale conio del comunque, piaccia o no, sempre indomito direttore de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Travaglio, che ha scalzato persino Eugenio Scalfari (pace alla pagina sua) nel ruolo di kingmaker della politica italiana, coccolando il suo pupillo Giuseppi, oggi leader delle spoglie del M5S, con un afflato lirico che spazia dalle ambientazioni ottocentesche del Conte di Montecristo sino all’epica classica del cavallo di Troika. Per tacere, dato il dovuto rispetto alla somma istituzione della Repubblica (ah), delle singolari assonanze che questo nomignolo suscita nelle menti dei più smaliziati commentatori, siculi in particolare. Meno agevole è, invece, descrivere la Company che sta dietro l’ormai osannato duo Dragarella bis, anche se è chiaro che prevalgono le influenze “occidentali” rispetto a tutte le altre, con buona pace di chi ancora si attarda a sostenere che l’Italia sia un covo di filo-putiniani ovvero una repubblica democratica.

Se per un verso Draghi ha svolto la sua missione, coerentemente al suo curriculum di spietato banchiere affamatore (ossia quanto di più distante vi possa essere dal popolo sovrano), per altro verso Mattarella incarna il profilo del presidente della repubblica notarile ben conservato nella naftalina istituzionale per essere tirato fuori nelle occasioni cerimoniali ovvero per la formalizzazione dei passaggi politici che vengono decisi nelle segrete stanze dei poteri che contano, quelli sovranazionali e finanziari. Entrambi sono coerenti con la loro natura, che la fisiognomica e il linguaggio rendono evidenti ad un osservatore minimamente attento, ma anche con il loro vissuto, costruito pazientemente e meticolosamente gradino dopo gradino, per lo più restando sempre in una posizione di basso profilo, se non agendo nell’ombra. Nel momento in cui, rivestendo delle cariche di vertice istituzionale, sono stati costretti a rendersi “popolari”, tradiscono i loro limiti.

Limiti di cui il principale è quello – che dovrebbe essere ritenuto paradossale ed inaccettabile, mentre viene esaltato come motivo di virtù – di evidenziare una sostanziale indifferenza verso le esigenze effettive della popolazione italiana, quest’ultima posta sempre sull’altare sacrificale in nome di una “ragion di stato” dettata dalle entità extranazionali, come gli USA, la UE, la NATO, per non parlare dei famigerati “mercati”. Come se il popolo italiano debba essere destinato – come quello greco ieri, o quello ucraino oggi – al sacrificio del proprio presente e del proprio futuro, senza poter neppure esercitare i propri diritti costituzionali fondamentali, venendo ormai espropriato persino della possibiltà di essere governato da chi lo rappresenti, in una sorta di commissariamento ad libitum della democrazia in ragione di sempre nuove e presunte “emergenze” che giustificherebbero il passaggio dallo stato di diritto a quello d’eccezione.

E’ ovvio che in questa sclerosi della democrazia si facciano avanti i post fascisti, che nonostante la riverniciatura a nuovo puzzano ancora di stantio, agitatori della bandiera del nazionalismo con una mano, ma con l’altra mano pronti a firmare cambiali in bianco al governo dei “peggiori” nel momento che scatta il riflesso pavloviano della chiamata alle armi contro il nemico russo ovvero quello dell’abolizione del reddito di cittadinanza, unico merito di un M5S ormai deflagrato. Ma non è certo il centrodestra berlusconian-leghista a trazione post fascista e addentellati centristi la soluzione per la crisi politico-istituzionale che è denunciata oggi più che mai dall’avere il paese presidenti della repubblica rieletti e presidenti del consiglio “tecnici” che, con la complicità delle “sinistre” e dei sindacati, attuano programmi radicalmente in contrasto con quelli legittimati dal mandato elettorale espresso dal quel popolo che, invece di essere sovrano, è divenuto succube in patria.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: