di Salvatore Fiorentino © 2022
Abbiamo visto come i rappresentanti del popolo siano asserviti al potere dominante, che non è mai visibile, agendo sempre per interposte persone e contro gli interessi dei cittadini. A loro volta questi rappresentanti cercano di asservire il popolo che dovrebbero invece rappresentare. Gli errori, le malefatte, i debiti delle alte sfere della società vengono sempre scaricati da costoro sulle spalle degli ultimi, dei meno abbienti, e non perché meno capaci e meritevoli, ma perché indifesi e mantenuti nell’ignoranza e nel bisogno, sempreverde presupposto per il fiorire e prosperare di un clientelismo spicciolo che, però, essendo esteso e capillarmente ramificato è in grado di condizionare gli esiti elettorali e quindi il governo della res publica. In tal senso, leader di partiti, movimenti, sindacati, titolari delle cariche istituzionali, specialmente quelle di rilievo costituzionale, da almeno trent’anni condividono gravissime responsabilità, disattese per inettitudine, colpa e dolo.
Ma sul banco degli imputati deve salire anche la cosiddetta “società civile”. Quella degli intellettuali, dei giornalisti, degli attivisti, dei volontari, delle persone “perbene”, soliti a celebrare i riti sempre più falsi e vuoti della “legalità”, della “antimafia” e dell’ “antifascismo”, mentre nello stesso tempo godono dei vantaggi di condotte “illegali,” “mafiose” e “fasciste”. Come quando mortificano la meritocrazia perché sono i primi a ricercare la “raccomandazione” (caro Roberto Ferdinando Maria Scarpinato dei Cinque Stelle, grande oratore e moralizzatore dei costumi altrui, oltre che archiviatore, non l’avevi chiesta – quoque tu – la raccomandazione ad Antonello Montante per fare il procuratore generale di Palermo? No? Non abbiamo sentito la smentita, parla più forte se hai qualcosa da dire, non ti nascondere dietro le querele ai giornali che ne parlano), spacciandola per naturale “superiorità culturale” derivante dalla tradizione familiare, altro che familismo amorale.
La pochezza dei protagonisti odierni fa presagire che siamo alle soglie di una svolta epocale, che avverrà solo dopo l’implosione, da ritenere prossima, di un sistema socio-economico che ha i giorni contati e sta raschiando il fondo del barile. Che uno come Landini sia il capo del maggiore sindacato di sinistra ne è l’evidente sintomo. Basti pensare che i capi sindacali hanno avuto, pressoché tutti, come premio per la loro buona condotta (non contrastare più di tanto i governi che spogliavano i lavoratori di diritti e dignità sino a a rendere stabile il precariato, lo sfruttamento, la violazione delle basilari tutele come la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro) la garanzia di un seggio parlamentare come buona uscita, in palese conflitto d’interessi. Ora Landini, dopo aver appoggiato le politiche liberticide (lavoratori senza stipendio se non vaccinati) del governo del suo “fratello” Draghi, condivide l’ antifascismo da ZTL con l’ectoplasma politico chiamato Enrico Letta.
Che poi uno come Enrico Letta, che vanta parentele a destra e a manca (con il pretoriano berlusconiano Gianni Letta, ma anche con il fondatore del PCI Antonio Gramsci) sia il leader dello schieramento progressista è la conferma che l’attuale sistema ha i giorni contati (e neppure servono le profezie di Fassino, né le rassicurazioni di Renzi, per attestarlo o escluderlo). Un grigio, anonimo e placido professore a contratto (la fisiognomica dice tutto) presso una amena università di studi politici parigina (Sciences Po) che ha vissuto più in Francia che in Italia nel comodo ed irrilevante ruolo di intellettuale à la page, catapultato nel ruolo di nuovo segretario di un morente PD che ha condotto scientemente alla sconfitta lo schieramento del centrosinistra, per un verso declinando il verbo del neoliberismo draghiano e per altro chiudendo le porte a chi (il M5S) questo verbo, dopo averlo sostenuto sino ad un minuto prima, lo intendeva camaleonticamente avversare.
I servicelli, così intesi, saranno spazzati via dalla storia. Il capitalismo come è stato concepito nel ‘900 ha fallito allo stesso modo del comunismo, con la differenza che è riuscito ad avere un’inerzia maggiore a causa dello spostamento “culturale” dai valori umani al valore economico, escamotage precluso al secondo perché tali “valori” economici li rinnegava in nome della ideologia. Si può dire oggi che entrambe le dottrine avevano ragione ed ad un tempo torto, ma sicuramente, fin quando si sono contrastate e quindi equilibrate, hanno garantito all’umanità un periodo di pace e progresso, seppur tra mille conflitti e contraddizioni. Tuttavia, come la natura è in grado di divorare tonnellate di plastica di rifiuto, la stessa natura umana sarà in grado di rigenerare le concezioni che oggi, patologicamente, si sono impadronite del globo. Il prezzo da pagare è alto e riguarda la fase di attuale transizione tra un’epoca che va abbandonata ed un’altra da venire.